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Responsabilità e sicurezza nelle piscine

Prendo lo spunto da una recente notizia sulle conseguenze e relative condanne per un incidente verificatosi in una piscina privata ad uso pubblico.

Il fatto

Brevemente: i fatti risalgono al 2015, e riguardano un incidente mortale con vittima un ragazzino di 16 anni che era in vacanza in Provenza (Francia) in un campeggio con annessa piscina.
La dinamica, purtroppo, è sempre la stessa. Il ragazzo è rimasto intrappolato da una aspirazione e non è riuscito a riemergere.
Come siano avvenuti i fatti nel dettaglio dalle informazioni reperite dalla stampa francese (qui alcuni articoli online) sembrerebbe che il giovane sia rimasto imprigionato da una presa di aspirazione che alimentava una cascata.
Secondo le normative in vigore in Francia (ma assimilabili a quelle in vigore in Italia) ci sarebbe dovuto essere un dispositivo di sicurezza presente a bordo vasca ed un secondo all’interno del locale tecnico.
Da quanto si deduce dalle testimonianze, il dispositivo era a presente a bordo vasca ma non era stato collegato elettricamente. Pur essendo presente un bagnino, non è riuscito ad intervenire in tempo per salvare il ragazzo.

Le conseguenze

In primo luogo la tragedia della morte, dramma per la famiglia e per tutte le persone coinvolte.

Il giudice ha condannato l’amministratore delegato della società proprietaria della struttura, e anche l’azienda francese che ha costruito l’impianto.
Nello specifico, il proprietario si è difeso affermando che non era nelle sue conoscenze stabilire se il collegamento era stato fatto o meno, mentre il costruttore ha affermato che era suo compito l’installazione del pulsante di sicurezza, ma non il collegamento elettrico, che competeva all’elettricista della proprietà.

Il giudice ha condannato entrambi i soggetti:

1) la proprietà perché aveva l’obbligo di assicurarsi che tutti i dispositivo di sicurezza fossero presenti e funzionanti prima di aprire al pubblico la piscina (condanna penale e sanzione amministrativa);
2) la società costruttrice perché doveva collaudare la struttura all’atto della consegna e accertarsi che tutti i dispositivi fossero collegati e funzionanti (sanzione amministrativa).

Quali sono le responsabilità e chi ne risponde

In questi ultimi anni si stanno sempre più diffondendo forme di condivisione della piscina  anche privata.

B&B, case private che vengono affittate nei periodo di vacanza usando famose piattaforme internet, ma anche il fatto di ospitare a casa propria degli amici o parenti.

In caso di incidente, chi deve rispondere delle conseguenze? Chi viene chiamato davanti ad un giudice? In quel modo ci si può difendere?

Senza dubbio alla base ci sono sempre le migliori intenzioni: la condivisione, la festa, la compagnia, e in altri casi  anche il vantaggio di ricavare un piccolo reddito dai propri investimenti.

Ma non si può tacere che da parte di chi concede l’uso della propria piscina (come per qualunque altro bene) sia evidente una responsabilità oggettiva sulla sicurezza della piscina stessa, anche nel caso in cui non vi sia alcun vantaggio economico evidente.

E questa responsabilità si estende spesso anche a chi ha realizzato l’impianto e a chi ne fa regolare manutenzione.

Come tutelarsi?

Ad oggi non esiste (a parte le strutture turistico ricettive, come agriturismi, B&B, hotel, campeggi, ecc.) una norma specifica con qualche obbligo ben definito, e proprio per questo è ancora più complicato e “fumoso” come mettersi in regola.

Ricordiamoci sempre che l’ignoranza (di norme, di regole, di procedure, di buon senso) non è mai una scusante, al contrario è una aggravante soprattutto per i professionisti che operano nel settore.

Quello che si può affermare con certezza è che la principale domanda alla quale un giudice chiederà risposta sarà: “che cosa è stato fatto per garantire la miglior sicurezza possibile?”

Quindi, a partire dalle condizioni dell’impianto, dalla sua gestione documentabile, (compresa la certificazione di conformità che vi deve rilasciare il costruttore secondo il DM 37/2008 se piscina interrata), dalle informazioni che sono state messe a disposizione degli utilizzatori, da presenza o meno di orari di utilizzo, regole ben chiare (magari fatte controfirmare per accettazione), recinzioni, sorveglianza e tanti altri aspetti, saranno considerazioni da fare e da attuare.

E’ evidente che nessuna soluzione potrà garantire al 100% la sicurezza, tuttavia dovremo poter dimostrare di aver messo in atto tutte quelle azioni possibili che riducano il rischio ai minimi termini.

Conclusioni

Se al momento di realizzare la vostra piscina potete già immaginare che un giorno potreste concederla in uso, pianificate da subito un investimento adeguato scegliendo una soluzione che preveda già un uso semi pubblico.
Avrà un costo leggermente superiore ma, oltre ad avere una piscina molto più performante, avrete una maggior sicurezza per scelte future.

Se invece avete già realizzato la piscina, adottate tutte le possibili precauzioni, intervenendo su quelle opere possibili (ad esempio una recinzione) e quelle procedure documentali necessarie a ridurre i rischi, come un piano di sicurezza e un regolamento di uso.

Non sottovalutate mai i rischi, dimostrate sempre la buona fede nell’attuare quanto possibile per tutelare la salute dei vostri ospiti, in particolare i più piccoli, quelli più soggetti a rischio.
Affidatevi a professionisti certificati che vi diano le indicazioni più adatte e affidatevi ad aziende del territorio che siano competenti e possano garantirvi l’assistenza adeguata.

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MARCO ROSSETTO

Ho realizzato nel 2009 il forum LaTuaPiscina.it, e dal 1986 opero nel settore delle piscine e del trattamento acqua, e più in generale di attrezzature e servizi per l'outdoor.
Ho fondato nel 2000 la mia Azienda AcquaPro srl che si occupa di costruzione, manutenzione piscine e vendita di servizi e accessori.
Sono stato membro delle commissione Regione Liguria per la redazione delle normative regionali.